La Corte Suprema degli Stati Uniti ha bloccato il mandato dell’amministrazione Biden che imporrebbe alle società private di attuare l’obbligo di vaccino o di test anti-Covid per i loro dipendenti, ma ha acconsentito all’entrata in vigore di un obbligo analogo per il Department of Health and Human Services (HHS) presso le strutture mediche che accettano pagamenti con Medicare o Medicaid.
Cosa è successo
Con 6 voti a favore e 3 contrari, la maggioranza conservatrice della Corte ha respinto la misura di emergenza imposta a novembre dall’Amministrazione per la sicurezza e la salute sul lavoro (OSHA) che costringerebbe le aziende con 100 o più dipendenti ad assicurarsi che ogni lavoratore sia vaccinato o che venga testato settimanalmente contro il COVID- 19; inoltre, l’obbligo avrebbe imposto ai lavoratori non vaccinati di indossare mascherine nei locali aziendali, indipendentemente dal loro stato di salute.
“Sebbene il Congresso abbia indiscutibilmente conferito all’OSHA il potere di regolare i rischi professionali, non ha conferito a questa agenzia il potere di regolamentare la salute pubblica in modo più ampio”, ha scritto la Corte con un parere non firmato. “Richiedere la vaccinazione di 84 milioni di americani, selezionati semplicemente perché lavorano per datori di lavoro con più di 100 dipendenti, rientra sicuramente in quest’ultima categoria”.
L’obbligo dell’OSHA sarebbe stato applicato a più di 84 milioni di lavoratori; venerdì scorso la Corte ha ascoltato gli argomenti relativi a questo caso in una sessione che ha generato alcune polemiche, con la giudice Sonia Sotomayor che ha notevolmente ingigantito il livello dei casi pediatrici di COVID-19.
Cos’altro è successo
Tuttavia, la Corte si è schierata con l’HHS per l’obbligo, stabilendo che questo “rientra nelle competenze che il Congresso gli ha conferito”.
La sentenza dell’HHS è arrivata con una decisione di 5 voti a 4: il giudice capo John G. Roberts Jr. e il giudice Brett M. Kavanaugh si sono uniti ai giudici liberali della maggioranza.
I giudici Clarence Thomas e Samuel Alito hanno evidenziato il loro dissenso attraverso un parere non firmato, sostenendo che “le sfide poste da una pandemia globale non consentono a un’agenzia federale di esercitare poteri che il Congresso non le ha conferito; allo stesso tempo, tali circostanze senza precedenti non forniscono motivi per limitare l’esercizio delle autorità che all’agenzia sono state a lungo riconosciute”.
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