Un report del Credit Suisse Research Institute analizza le implicazioni a lungo termine della pandemia per concludere che il mondo non cambierà radicalmente, ma saranno accelerati trend esistenti
Che cosa resterà in futuro delle conseguenze determinate dalla pandemia esplosa a livello globale nel 2020? Se lo chiede Credit Suisse che in un report sul tema conclude che le implicazioni di lungo termine del Covid-19 non cambieranno radicalmente il mondo come lo conosciamo, ma accelereranno trend esistenti, come la digitalizzazione della vita quotidiana, modalità lavorative più flessibili, decelerazione della globalizzazione, indebolimento del multilateralismo, aumento della vulnerabilità delle città. Tutti trend già in atto prima della pandemia. In termini di sviluppo economico, il report sottolinea che rimane un rischio di ritorno dell’inflazione, di un rallentamento della globalizzazione, di una maggior decentralizzazione al di fuori delle aree urbane, e di un impatto sproporzionato della pandemia sulle componenti sociali più svantaggiate.
ESAGERATI I TIMORI DI INFLAZIONE
Gli autori del report ritengono che il rischio di un ritorno dell’inflazione sia stato esagerato e si dicono piuttosto più preoccupati che il mondo post-Covid sia invece a bassa crescita in quasi assenza di inflazione, anche se esiste il rischio connesso sia a fattori demografici che politici. La globalizzazione non si invertirà, ma rallenterà, con una maggior enfasi sulla diversificazione regionale, sul riavvicinamento delle produzioni e sulla resilienza piuttosto che sulla ricerca di efficienza dei costi. Il trend della regionalizzazione, in particolare, aprirà opportunità ai paesi con costi di produzione più bassi ma più vicini ai maggiori centri di consumo, come USA, Europa, Cina, e Giappone…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.