C’è ancora mancanza di chiarezza e di comprensione per gli investitori che scelgono prodotti Esg, oltre alla complessità di soddisfare i requisiti normativi. Aumenta così il rischio di greenwashing
Investimenti sostenibili e regolamentazione. Il binomio è sempre più di interesse. Gli articoli critici sui temi Esg pubblicati dal The Economist confermano che i regolatori hanno ancora molto lavoro da fare. A poche settimane dalla scadenza dell’attuazione del secondo livello del regolamento SFDR1, il momento potrebbe essere buono per fare il punto sul fronte investimenti sostenibili e regole. “I primi risultati indicano uniformemente una mancanza di chiarezza e di comprensione per gli investitori, nonché la complessità di soddisfare i requisiti normativi e il rischio ancora maggiore di greenwashing”, commenta Ophélie Mortier, Chief Sustainable Investment Officer di DPAM.
MANCANZA DI CHIAREZZA
Il regolamento SFDR ha come obiettivo proprio quello di aumentare la trasparenza sui prodotti finanziari e sull’importanza degli obiettivi ambientali. “La normativa Mifid2 prevede che ai clienti vengano chieste le loro preferenze in materia di sostenibilità e che possano rispondere nel modo più appropriato e trasparente”, continua nella sua analisi il gestore di DPAM. “La questione del mancato allineamento dei tempi tra le due normative non verrà discussa in questa sede, poiché è possibile aggirare il problema”. Mettiamoci per un attimo nei panno di un investitore privato...
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.