Quella ‘capitale’ stabilisce il livello di prezzo del sottostante superato il quale svanisce la protezione del capitale investito mentre quella ‘cedolare’ fissa il livello del sottostante per incassare il coupon periodico
Uno dei più apprezzati pregi dei certificati di investimento è che consentono di trarre profitto anche da una andamento negativo del sottostante, sia esso un azione, un indice, una valuta, una materia prima. Ovviamente entro un certo limite. E qui entra in gioco la barriera. Quest’ultima, prefissata all’emissione del certificato, è il livello di prezzo del sottostante superato il quale svanisce la protezione del capitale investito.
UN ESEMPIO DI BARRIERA NEI CERTIFICATI
Facciamo un esempio per capire meglio il funzionamento. Ipotizziamo un certificato long (basato cioè sul rialzo del sottostante) sul titolo Intesa Sanpaolo con valore nominale di 1.000 euro ed un prezzo di osservazione iniziale del titolo sottostante pari a 5 euro. Immaginiamo che il certificato stabilisca una barriera a scadenza del 50% e che paghi una cedola mensile dell’1% sempre con barriera al 50%. Infine, si ipotizzi che il certificato abbia scadenza 12 mesi e che preveda l’effetto ‘memoria’, che consente di “conservare” le cedole mensili non pagate per essere recuperate in successive osservazioni…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.