Chris Mellor (Invesco) illustra esempi in ambito azionario (USA, UK, Europa, globale e A-shares cinesi), in cui gli ETF a replica sintetica di un indice presentano vantaggi rispetto agli ETF a replica fisica
Sia la replica fisica che quella sintetica per far replicare ad un ETF un indice di mercato sono metodi ormai apprezzati per i loro potenziali vantaggi. Invesco sostiene che ogni indice dovrebbe essere considerato singolarmente per vedere se c’è un vantaggio da sfruttare. Chris Mellor, Head of EMEA ETF Equity and Commodity Product Management di Invesco ha approfondito alcuni casi in cui la replica sintetica offre un netto vantaggio strutturale.
REPLICA FISICA E REPLICA SINTETICA
Nella replica fisica totale si acquistano e detengono tutti i titoli sottostanti in percentuale identica a quella dell’indice, ribilanciando ogni volta che lo faccia l’indice. Questo comporta i costi di negoziazione e ribilanciamento dei titoli e possibili divergenze in funzione del modo in cui l’ETF gestisce i dividendi e le eventuali entrate derivanti dal prestito titoli. Nella replica sintetica, invece, un ETF può essere in grado di fornire la performance dell’indice in modo più uniforme utilizzando gli swap. Questi ultimi sono contratti derivati, accordi tra l’ETF e una controparte, o più controparti, per lo scambio (swapping) di flussi di cassa. L’ETF riceve in genere l’esatta performance dell’indice, meno una commissione per il contratto di swap…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.