Le principali case automobilistiche europee, tra cui Stellantis e Mercedes-Benz, stanno affrontando un periodo di profonde trasformazioni segnato da tagli al personale e ridimensionamenti produttivi, nel contesto della transizione verso la mobilità elettrica e delle sfide legate alla domanda in calo. Questa crisi del settore solleva interrogativi su futuro e sostenibilità economica.
Cosa è successo
La crisi delle vendite di auto elettriche ha colpito duramente il settore automotive europeo. Stellantis ha annunciato il rischio di riduzioni del personale in Italia, con gli stabilimenti di Mirafiori e Pomigliano al centro delle preoccupazioni. Questi siti, dedicati alla produzione di veicoli elettrici come la Fiat 500, sono vulnerabili per via della scarsa domanda e della mancanza di incentivi adeguati. Secondo il CEO Carlos Tavares, le politiche del governo italiano non stanno sostenendo a sufficienza la transizione verde.
Mercedes-Benz, come altre case europee, sta riorganizzando le proprie operazioni. In Germania, i tagli stanno colpendo il personale amministrativo, mentre la domanda di veicoli elettrici risulta deludente. Analogamente, anche altri grandi player come Renault e Ford hanno intrapreso piani di esuberi significativi per rispondere alle nuove dinamiche di mercato e ai costi crescenti.
Le immatricolazioni di auto in Italia mostrano un calo del 33,9% per Stellantis a settembre 2024 rispetto all’anno precedente. Questa contrazione è attribuita a fattori come la scarsa affluenza negli showroom e il livello elevato dei prezzi delle auto, che continuano a scoraggiare i consumatori. La situazione è ulteriormente complicata da un surplus di auto invendute, che crea pressione sulle aziende per ridurre i costi operativi.
I sindacati sono in allerta: lo sciopero generale del 29 novembre vedrà coinvolti migliaia di lavoratori in Italia, mentre cresce il malcontento per la mancanza di misure governative adeguate per tutelare un settore così strategico. Il taglio dei fondi per l’industria automotive deciso nella recente manovra economica ha amplificato le tensioni, lasciando le aziende prive di supporti vitali per gestire la transizione ecologica.
Perché è importante
La crisi attuale mette in discussione la capacità dell’Europa di gestire una transizione sostenibile verso la mobilità elettrica, in linea con gli obiettivi climatici fissati per il 2035. La competizione con i produttori cinesi, che beneficiano di incentivi e politiche industriali aggressive, pone ulteriore pressione sui costruttori europei. Bruxelles ha risposto con dazi sulle auto elettriche importate dalla Cina, ma queste misure potrebbero non essere sufficienti per riequilibrare il mercato.
La riduzione degli incentivi pubblici per l’acquisto di auto elettriche, un elemento chiave per sostenere il settore, rappresenta un ostacolo alla diffusione della mobilità sostenibile. In Germania, ad esempio, il calo delle vendite è stato direttamente correlato al termine degli aiuti governativi. Anche in Italia, l’incertezza sul futuro degli incentivi penalizza ulteriormente l’industria locale, che già fatica a mantenere livelli competitivi.
Infine, le implicazioni sociali ed economiche dei tagli annunciati sono significative. Migliaia di posti di lavoro sono a rischio, minacciando il tessuto produttivo in regioni che dipendono fortemente dall’industria automobilistica. Questo scenario richiede interventi tempestivi e concertati tra governi, aziende e sindacati per evitare che la transizione verso l’elettrico si trasformi in una crisi strutturale del settore.
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