Investendo in un portafoglio diversificato di aziende elvetiche competitive a livello globale e quotate in una valuta solida, si ottiene un’esposizione a società leader di mercato che contrastano con gli investimenti nelle mega-cap statunitensi
La Svizzera è riuscita ad evitare il grave picco inflazionistico registrato in Europa negli ultimi anni. Il carovita si è infatti stabilizzato all’1,4% a maggio, e la Banca nazionale svizzera (BNS) prevede che questo tasso possa essere la media per tutto il 2024. Una dinamica che ha permesso alla BNS di effettuare quest’anno un secondo taglio dei tassi, ponendosi in prima linea nell’allentamento della stretta monetaria tra i Paesi sviluppati precedendo la Bce (che ha praticato un solo taglio dei tassi), Banca d’Inghilterra e Federal Reserve, che mantengono i tassi ai livelli più alti da oltre un decennio.
L’IMPATTO DEL FRANCO SVIZZERO SULL’AZIONARIO ELVETICO
L’intervento sul mercato valutario da parte della BNS per frenare l’apprezzamento del franco svizzero è rilevante anche per il mercato azionario elvetico. “Nel lungo periodo” fa sapere Daniel Häuselmann, Investment Director di GAM “i tassi d’inflazione più bassi in Svizzera, che tendono a tradursi in aumenti salariali modesti, consentono alle aziende elvetiche di gestire le fluttuazioni del franco. Nel breve periodo, tuttavia, un forte apprezzamento della valuta esercita una certa pressione sulle aziende che sono sollecitate a generare maggiori ricavi”…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.