Una Banca centrale statunitense più aggressiva dovrà fare i conti con l’aumento dell’inflazione e il rallentamento della crescita economica. Crescono i timori per l’economia Usa e gli indici di fiducia sono in deterioramento
Gli occhi rimangono puntati sull’inflazione, in salita al 7,5% nell’area dell’euro e all’8,6% negli Usa. Il mercato prezza un aumento dei tassi d’interesse della Fed di 50 punti base a maggio per poi crescere ancora nelle sedute successive. La Bce è più aggressiva ma aspetta di vedere le evoluzioni della guerra. Questo è il contesto economico delineato da Paolo Zanghieri, Senior Economist di Generali Investments nel consueto “Market Spinner”.
LA CURVA DEI TASSI
Le curve dei rendimenti sono aumentate, il divario tra i tassi d’interesse degli Usa e dell’area euro si sono inaspriti per le previsioni più basse sull’inflazione statunitense. I timori della repressione monetaria della Fed hanno spinto l’euro a toccare un minimo di due anni contro il dollaro americano. “La reazione aggressiva della Fed all’inflazione elevata – dice Zanghieri – sta rafforzando le preoccupazioni circa le prospettive dell’economia statunitense. Il mercato del lavoro è in buonissime condizioni, con il tasso di disoccupazione (3,6%) quasi tornato ai minimi pre-Covid e gli utili delle imprese sono solidi. Tuttavia, il deterioramento degli indicatori di fiducia segnalano crescenti timori di una recessione. Questi timori sono inoltre rafforzati dall’appiattimento e inversione parziale della curva dei rendimenti, che però si è leggermente irripidita la settimana scorsa”…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.