Blockchain e non-fungible token stanno affacciandosi nei videogame, con risultati altalenanti
NFT e Metaverso sono i trend degli ultimi mesi, capaci di polarizzare l’opinione pubblica tra sostenitori e detrattori. Dietro l’acronimo NFT sta il termine Non-Fungible Token, che potremmo descrivere come un gettone crittografico che rappresenta il certificato di autenticità di un asset digitale. Affinché questo venga univocamente assegnato al legittimo proprietario, l’atto di proprietà dev’essere scritto su un registro contenente dati e informazioni, condiviso e distribuito senza la necessità di un’entità centrale di controllo e verifica. Ossia, la famosa blockchain. Gli NFT fino a poco tempo fa avevano trovato applicazione essenzialmente in tre ambiti: arte, moda e lusso. Da qualche tempo si sta provando a portarli nei videogiochi ma gli appassionati, solitamente early adopter, si stanno dimostrando poco ricettivi.
IL CASO UBISOFT
Il colosso franco canadese cui dobbiamo tantissime serie di successo, tra le quali Assassin’s Creed a Far Cry, stando a Statista ha chiuso l’anno fiscale 2020-21 con vendite per 2.23 miliardi di euro, l’82% delle quali in digitale. Valori di tutto rispetto eppure lontani da quelli di Activision Blizzard ed Electronic Arts, e chissà che non sia per ridurre il gap coi leader del mercato che la casa di Yves Guillemot sta puntando forte sugli NFT. Così forte, da ottenere risultati indesiderati. Qualche mese fa, infatti, è stata annunciata Quartz, una piattaforma che consente di guadagnare e acquistare oggetti di gioco abbinati a NFT (ribattezzati Digits) sulla blockchain di Tezos. I Digits sono oggetti digitali da collezionare quali armi, veicoli e parti di equipaggiamento presenti nei videogiochi. Ognuno di essi presenta un numero di serie visibile agli altri, così da gratificare l’esibizionismo insito in molto gamer…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.