Secondo un rapporto di Columbia Threadneedle Investments il 2025 porterà a un forte rilancio del Paese: un ciclo positivo che spronerà le aziende a potenziare gli investimenti nella crescita
Nonostante l’incertezza sull’economia globale dovuta alle politiche di Donald Trump per l’introduzione di dazi, in Giappone c’è ottimismo guardando al lungo periodo. Secondo Daisuke Nomoto, gestore del fondo CT Japan Equities di Columbia Threadneedle Investments, passato questo periodo l’economia Usa tornerà a crescere. Per cui, proprio la ripresa della spesa in conto capitale negli Stati Uniti, la riaccelerazione della produzione americana e una crescita più sostenuta a livello globale finiranno per favorire le imprese nipponiche. “Storicamente – spiega Nomoto – investire in Giappone significa puntare sulla crescita globale, e l’indice dovrebbe mettere a segno performance soddisfacenti in caso di ripartenza dell’economia statunitense, una delle priorità di Trump”.
HONDA E TOYOTA MENO COLPITE DI FORD
Tuttavia, l’entità della ripartenza americana dipenderà sicuramente dalla portata dei dazi statunitensi, che Trump utilizza come strumento di negoziazione. A prescindere da ciò, secondo Nomoto il Giappone dovrebbe essere una delle grandi economie meno colpite dai dazi, grazie all’ampio ricorso alla delocalizzazione e alle sue relazioni geopolitiche. La casa automobilistica giapponese Honda, ad esempio, è presente con i propri stabilimenti negli Stati Uniti dal 1981 e rifornisce il mercato americano prevalentemente con prodotti fabbricati localmente. All’incirca nello stesso periodo Toyota ha aperto oltreoceano impianti di assemblaggio e produce tuttora i suoi celebri modelli ibridi in America. “Se consideriamo i rincari percentuali necessari per coprire i dazi automobilistici di Trump, i produttori giapponesi Honda e Toyota risulterebbero meno colpiti della casa automobilistica statunitense Ford“, spiega il gestore di Columbia Threadneedle. Una stima che si basa sull’ipotesi di dazi del 25% su auto e componenti provenienti da Messico e Canada, del 60% sulla Cina e del 20% sul resto del mondo. (Nel grafico i rincari percentuali dei prezzi richiesti per coprire i dazi automobilistici di Trump)..
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.