La reazione finora contenuta al ‘tradimento’ parlamentare può essere spiegata con i paletti fissati da BCE e UE e con la parziale garanzia di Draghi comunque al governo per un trimestre. Ma è una ‘pazienza a tempo’
“Compostezza vigilante” è forse l’espressione che descrive meglio la reazione di mercati e investitori all’affondamento delle speranze che Mario Draghi potesse rimanere alla guida del governo. Un evento dal forte potenziale traumatico che ha invece causato, per ora, fibrillazioni limitate al rendimento dei BTP e allo spread e tutto sommato anche alla Borsa di Milano, che però continua a viaggiare appena sopra i minimi dell’anno. I titoli di Stato invece restano ben sotto i massimi segnati a metà giugno in termini di rendimento. Vuol dire che ai mercati un’Italia che va a votare tra due mesi, per la prima volta nella storia della Repubblica nella parte finale dell’anno e a ridosso della sessione parlamentare di bilancio, tutto sommato non dispiace o almeno non preoccupa più di tanto? La risposta è un no, con una spiegazione possibile in tre punti.
UNA STRADA BEN TRACCIATA
Il primo è che l’Agenda Draghi, annunciata 18 mesi fa e accolta con grande favore dai mercati, è a buon punto, sia sul fronte dell’emergenza covid che soprattutto su quello del PNRR, a cui sono legati ingenti fondi europei. Le misure del piano sono ben definite e blindate dall’approvazione di Bruxelles. Intanto i conti pubblici sono più che in ordine, grazie alla dottrina del ‘debito buono’ di Draghi. A chi arriverà dopo di lui, tra non meno di 3 mesi, spetta il compito non impervio di andare avanti su una strada ben tracciata anche nei dettagli, mentre prenderne una diversa implicherebbe scelte e comportamenti difficilmente comprensibili e accettabili da parte dei partner occidentali dell’Italia, a cominciare dall’Europa…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.