Felipe Villarroel, Portfolio Manager di TwentyFour AM, del gruppo Vontobel, analizza gli ultimi dati sulla massa monetaria nell’Eurozona, per concludere che la stretta ha effetto e favorisce le ‘colombe’ della Bce
La Bce nel recente report sugli sviluppi monetari nell’area euro segnala che per il secondo mese consecutivo la crescita di M3 è stata inferiore a zero su base annua, con accelerazione della tendenza al ribasso da -0,4% di luglio a -1,3% di agosto. M3 è la misura più ampia dell’offerta di moneta e comprende anche le quote dei fondi del mercato monetario. La creazione o la distruzione di moneta è un concetto importante, che ad avviso di Felipe Villarroel, Portfolio Manager di TwentyFour Asset Management, del gruppo Vontobel, ha avuto molto a che il problema dell’inflazione guidata dalla domanda che il mondo sta affrontando. Dopo la pandemia tutte le misure dell’offerta di moneta sono aumentate drasticamente, riflettendo gli enormi pacchetti monetari e fiscali, che si sono tradotti in un forte aumento dei depositi nell’economia e delle riserve nei bilanci delle banche.
IL QE AVEVA GONFIATO GLI AGGREGATI MONETARI
L’esperto di TwentyFour nota che quando è iniziato il QE in Europa, come risposta alla crisi finanziaria globale, è stata la sola base monetaria a gonfiarsi con una crescita annua vicina al 70%, ma non le misure più ampie M2 e M3. Dopo il Covid, invece, queste ultime sono cresciute a tassi annui visti solo due volte negli ultimi 40 anni in Europa, mentre in USA M2 è cresciuta ai tassi annuali più alti della storia, mentre dopo il QE del 2008 è scesa quasi ai minimi storici. La ragione, spiega Villarroel, è che le misure più ampie, come M3, hanno più a che fare con la disponibilità del settore bancario a concedere prestiti e con la propensione al prestito di consumatori e imprese, più che con i programmi di QE delle banche centrali…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.