La norma esiste da più di un secolo ma la materia è diventata incandescente negli ultimi anni. Ai tempi di Obama costò il declassamento di S&P e volatilità record a Wall Street. La differenza col Government Shutdown
Il tetto al debito federale, il ‘debt ceiling’ di cui sono piene le cronache finanziarie in questi giorni, è una delle tante unicità della governance degli Stati Uniti d’America. In giro per il mondo esiste davvero in pochi Paesi, come la Danimarca, dove iL ‘soffitto’ però è talmente alto da essere praticamente irraggiungibile, oggi siamo appena al 14% del consentito. C’è anche in Australia, dal 2007, ma se viene sfondato non succede praticamente niente, e in Polonia, dove però è un limite alla spesa pubblica al 60% del PIL, e non al debito. In USA è in vigore dal lontano 1917, ma da allora per molto tempo, alzarlo prima di fare guai era una routine. Dal 1960 il Congresso ha alzato il tetto ben 78 volte, l’ultima nel 2021. Fino a una ventina d’anni fa non era nemmeno una notizia. Ma dopo la crisi finanziaria globale, il quantitative easing e gli shock della pandemia e della guerra in Ucraina le cose sono cambiate.
DEBITO FEDERALE PIÙ CHE TRIPLICATO DOPO LA CRISI FINANZIARIA
Fino al 2007, prima della crisi finanziaria globale, il debito federale pure se in crescita costante si era tenuto sotto i 10.000 miliardi di dollari. In una quindicina d’anni è schizzato a 31.400 miliardi, il tetto che appunto si avvicina a sfondare. Da allora tra debito federale e relativo tetto è iniziata una vertiginosa rincorsa al rialzo, con conseguente arroventamento del clima politico tra Democratici e Repubblicani, visto che per alzare il limite serve il voto dei due rami del Congresso, negli ultimi anni quasi mai schierati tutti e due dalla parte del Presidente…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.