Michelle Dunstan, Chief Responsibility Officer di AllianceBernstein, sottolinea l’importanza dell’integrazione ESG nell’analisi fondamentale proprietaria integrata da un engagement attivo, la chiave del successo
I rating ESG, vale a dire ambientali, sociali e di governance, sono molto usati per cercare imprese che soddisfano criteri specifici di investimento responsabile. Ma i rating di terzi non offrono un quadro completo di come le questioni ESG influenzano il potenziale rendimento e possono nascondere alcuni limiti. Per questo, secondo Michelle Dunstan, Chief Responsibility Officer di AllianceBernstein, non c’è alternativa all’integrazione delle considerazioni ESG nell’analisi fondamentale dei titoli. Anziché esternalizzare a terzi le valutazioni ESG, investitori e analisti devono svolgere ricerche approfondite e condurre un engagement attivo con gli emittenti. Questo approccio permette di conoscere a menadito un’impresa e acquisire una comprensione adeguata delle sue prospettive.
UN’ISTANTANEA DEL PASSATO
Dunstan spiega che oggi i rating ESG di terzi offrono un’istantanea del passato e non riflettono il potenziale di miglioramento né la vulnerabilità a rischi futuri. I punteggi si basano su ciò che le aziende dicono, non su ciò che fanno. Inoltre, i provider di rating ESG fanno ampio ricorso a strumenti automatici che estraggono dati dai siti web che potrebbero non essere del tutto affidabili o persino inseriti insieme a parole chiave. Le grandi imprese che possono permettersi di raccogliere tutti i dati necessari per ottenere un rating tendono a ricevere punteggi più elevati. Nei mercati del debito emergente inoltre i dati possono essere molto meno trasparenti e la copertura dei fornitori di dati ESG è spesso inesistente…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.