Un’analisi di Isabella Harvey-Bathurst di Schroders spiega perché l’obiettivo delle zero emissioni in meno di 40 anni è arduo per Shangai, che dovrebbe passare ai combustibili non fossili in una percentuale superiore all’85%
Quanto fa sul serio la Cina quando parla di decarbonizzazione? Come riuscirà a conciliare l’obiettivo delle zero emissioni entro il 2060 – fissato dal presidente Xi Jinping – con il fatto di essere, a oggi, il Paese che consuma più carbone di tutto il resto del mondo messo insieme?
LE (ARDUE) STRATEGIE PER RAGGIUNGERE LA DECARBONIZZAZIONE
È a partire da questi interrogativi che Isabella Harvey-Bathurst, Global sector specialist di Schroders analizza le strategie che la Cina dovrà mettere in atto per raggiungere la neutralità climatica. Che saranno ardue e molteplici, a quanto pare. In primis, perché proprio l’anno scorso Shangai ha approvato i piani per la costruzione di nuovi impianti carboniferi al ritmo più elevato dal 2015, mirando a incrementare la produzione di altri 40 gigawatt. Per dare un’idea, la capacità totale di generazione di energia elettrica nel Regno Unito è di 107 gigawatt. L’anno precedente, nel 2019, il carbone rappresentava circa il 65% della generazione di energia elettrica cinese…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.