Dagli Usa all’Italia, sembra essere cominciata l’era del de-influencing. I creator guadagnano sempre meno perché i marchi scelgono altre strategie di comunicazione e i compensi delle piattaforme sono in calo
Tempi duri per gli influencer e per il loro giro d’affari. Prima Instagram e YouTube, poi Twitch e TikTok sembravano aver lanciato personaggi “nati” online, definitivamente decollati anche grazie al lockdown. Ma ora le cose sembrano essere cambiate, perché – complici anche alcuni casi come quello del pandorogate in Italia che ha coinvolto Chiara Ferragni – le aziende spendono meno, e vogliono sapere se le migliaia di euro investite negli influencer abbiano una ricaduta reale sulle vendite.
IL CASO DI CLINT BRANTLEY
La parabola di Chiara Ferragni in Italia è stata un campanello d’allarme per tutto il settore dell’influencer marketing. Ma la conferma di una crisi latente arriva anche dagli Usa, come dimostrano le cifre riportate in un articolo di approfondimento del Wall Street Journal. Il quotidiano economico cita diverse star dei social media, come per esempio Clint Brantley, diventato famoso per i contenuti postati su TikTok, Twitch e YouTube legati al videogioco Fortnite. Brantley può contare su oltre 400mila follower e ogni suo video ottiene in media 100mila visualizzazioni. Ma il suo reddito del 2023 è stato inferiore alla media dei lavoratori americani, quindi meno di 58mila dollari…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.