Se il programma di Trump fosse attuato, in quanto nazione di consumatori, gli Stati Uniti andrebbero incontro a una maggiore inflazione e sarebbero probabilmente penalizzati sul piano delle esportazioni
In netto contrasto con il liberismo degli anni di Reagan, nei repubblicani americani sembra prendere corpo in vista delle prossime elezioni una rinnovata forma di protezionismo non soltanto contro l’immigrazione ma anche contro la concorrenza internazionale, cinese in particolare. L’Agenda 47, un pacchetto di proposte che Trump ha dichiarato di voler attuare se venisse eletto 47° presidente degli Stati Uniti e che è stata analizzata tra l’altro dalla Deutsche Bank, non sembra lasciare dubbi in proposito.
L’AGENDA 47 DI TRUMP
“Il programma” spiega Alexis Bienvenu, Fund Manager di La Financière de l’Echiquier “prevede l’applicazione di tasse del 10% sulle importazioni di tutti i beni e servizi e un incremento dei dazi nei confronti dei Paesi che ne impongono agli Stati Uniti, al fine di raggiungere un livello di reciprocità. Inoltre dovrebbe essere revocato alla Cina lo status di “nazione più favorita”, con anche nuove tasse sulle importazioni tipicamente del 50 o del 60%, oppure la reintroduzione delle tasse sulle importazioni di acciaio e nuove tasse sui prodotti europei, in particolare le automobili, spesso tedesche”…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.