Michael Langham, economista di abrdn, analizza i primi mesi del terzo mandato di Narendra Modi in India e l’approvazione di una legge di bilancio orientata al sostegno della creazione di posti di lavoro
Il terzo mandato di Narendra Modi come primo ministro dell’India è cominciato con meno slancio rispetto al passato. D’altronde, alla luce dei risultati elettorali meno convincenti rispetto alle altre tornate, era ampiamente prevedibile un approccio più “lento”. Di fatto, il piano dei 100 giorni che prevedeva una serie di riforme economiche non si è concretizzato. Il BJP, partito di Modi, ha dovuto fare i conti con la mancanza della maggioranza nella Camera alta e con le implicazioni di una coalizione più larga.
RINUNCIA ALLE RIFORME PIÙ AMBIZIOSE
A fare il punto sul “Modi 3.0” è Michael Langham, economista di abrdn, che parte dai tempi più lunghi per l’approvazione della legge di bilancio dell’Unione per l’anno fiscale 2024/2025. Questa volta, infatti, la maggioranza di Modi ha dovuto affrontare un’opposizione “più forte e sicura” che ha messo in discussione le proposte, al punto da indurre il governo a fare marcia indietro su una nuova tassa sulla proprietà. Tuttavia, secondo Langham, nonostante le riforme più ambiziose siano state disinnescate dal risultato delle elezioni, l’agenda variegata di Modi rimane per lo più valida. A cominciare dalla volontà di migliorare le infrastrutture, l’assistenza sanitaria e l’istruzione, oltre a quella di accelerare la creazione di posti di lavoro…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.