Il settore non riesce a fare il salto da nicchia a mass market. Forse perché soddisfa ancora in larga parte solo un “capriccio” di target super benestante e “woke” che ha più auto in garage
Nel pieno ormai della crisi del settore auto, con tutti i grandi gruppi occidentali che soffrono per i cali delle vendite e per la concorrenza cinese sul fronte delle auto elettriche, vogliamo buttare lì una riflessione e poi, diciamo, una provocazione. La riflessione, molto banale ma forse molto vera: e se la crisi fosse semplicemente dovuta al fatto che oggi in media le macchine costano tanto (le case fanno meno modelli popolari come un tempo) e la gente, alle prese col carovita, fatica a tirar fuori così tanti soldi per una macchina? E poi, appunto, una provocazione: e se il fenomeno auto elettrica in realtà rappresentasse ancora in larga parte solo il “capriccio”, lo status symbol per una nicchia di ricchi un po’ “radical chic”, o meglio “woke” come si usa dire ora?
L’ELETTRICO NON RIESCE A DIVENTARE MASS MARKET
Il dubbio, guardando i dati di vendita, viene. Inutile negarlo, l’auto elettrica non sfonda. Non riesce a superare quel livello per passare da prodotto di nicchia a mass market, passaggio fondamentale per un settore come quello dell’auto di massa nato di fatto dal modello T di mister Ford. Perché l’elettrica costa tanto e, diciamocelo, è più impegnativa: devi ricaricarla, quindi o hai la tua bella colonnina o diventa complicato. E se la usi tanto per lavoro, diventa ancora più difficile. Insomma, belle, super tech, fanno scena e fanno tanto “eco-chic” le elettriche, ma costano più delle altre e, se non hai il box con la presa per la ricarica, diventano un impegno non da poco. Un po’ come il cane che devi ogni giorno portare in giro per fargli fare i suoi bisogni, con l’elettrica devi farlo per trovare la colonnina e poi aspettare che sia carica…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.