AllianceBernstein analizza la trasformazione in corso guidata da Sauditi e Emirati in direzione della diversificazione e dell’emancipazione dalla dipendenza da petrolio
Gli investitori nell’azionario emergente non hanno finora prestato grande attenzione al Medio Oriente, che in passato figurava a malapena negli indici. Ma con l’accelerazione della trasformazione della regione, l’attenzione è catalizzata da nuove opportunità di investimento. Dopo il Covid, le entrate petrolifere sono cresciute a dismisura grazie al passaggio da un minimo sotto i 20 dollari al barile nel 2020 a un massimo di oltre 120. Ora ci si chiede per quanto ancora la regione potrà continuare a fare affidamento sui combustibili fossili. In realtà si sta già adoperando per emanciparsi: con la guida di Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti la trasformazione si articola in iniziative strategiche e riforme che offrono opportunità potenzialmente significative agli investitori azionari.
UNA NUOVA FRONTIERA PER L’INVESTIMENTO AZIONARIO
E’ l’indicazione di AllianceBernstein in un commento sui Mercati Emergenti dal titolo “Una nuova frontiera per l’azionario, la trasformazione del Medio Oriente”, firmato da Stuart Rae, Chief Investment Officer Emerging Markets Value Equities, che parte dall’’Arabia Saudita intenta a diversificare l’economia, con entrate non petrolifere cresciute dal 12,2% nel 2014 al 37% nel 2023. Nell’ultimo decennio il paese è diventato un colosso degli investimenti, con 1.200 miliardi di dollari stanziati in progetti, segno che le autorità vogliono ridisegnare l’economia in vista di un’era post-petrolifera. Nel 2022 l’Arabia ha registrato l’espansione più rapida di tutto il G20, con una crescita annua dell’8,7%…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.