Wolfgang Pinner, Responsabile Team SRI di Raiffesen Capital Management, evidenzia la necessità di integrare le tematiche ESG nel settore per rendere la produzione più sostenibile
Secondo una stima della Banca Mondiale l’industria tessile raggiunge un valore di 2.400 miliardi di dollari. Il settore dà lavoro a circa 300 milioni di persone e il volume della produzione è raddoppiato negli ultimi quindici anni. I principali driver di questo aumento sono soprattutto le grandi economie emergenti come la Cina e l’India. Dietro alla crescita del settore però si nascondono molti problemi, sia dal punto di vista ambientale sia da quello dei diritti umani.
L’IMPATTO AMBIENTALE DELLA PRODUZIONE TESSILE
Questi problemi sono stati analizzati in un report da Wolfgang Pinner, Responsabile Team SRI di Raiffesen Capital Management. Il manager della società austriaca di gestione del risparmio ha evidenziato come l’industria tessile abbia un’impronta ambientale significativa. Secondo i dati dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE), se il settore continuasse a crescere a questi ritmi, entro il 2050 potrebbe consumare il 25% del budget di CO2 mondiale. Oggi il tessile assorbe l’8% delle emissioni globali di gas serra, mentre il 20% dell’inquinamento delle acque industriali dipende da tintura chimica, candeggio e altri trattamenti dei tessuti. Per avere un’idea più chiara, basti pensare che per produrre una maglietta di cotone sono necessari 2.700 litri d’acqua…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.