Populismo e protezionismo sono tentazioni forti ma non giovano a nessuno, come nei semiconduttori. Meglio continuare a navigare in acque un po’ agitate. E dalla Cina arrivano segni di cauta moderazione
La prima condanna penale mai inflitta a un ex presidente in corsa per tornare alla Casa Bianca non sembra aver avvantaggiato uno dei due schieramenti, ma piuttosto averli compattati su posizioni inconciliabili, addiritura con accuse di “fascismo”. Negli ultimissimi sondaggi Trump e Biden sono testa a testa, con un vantaggio ciascuno, a seconda della fonte, di 1-2 punti percentuali. Le due coste dove si concentrano le (presunte) élite e i (presunti) poteri forti sono sempre più vicine, e più lontane dalla “fly-over America”, la pancia sterminata degli States che i radical chic di New York e i miliardari di San Francisco sempre più ricchi grazie all’IA si limitano a sorvolare e dove sono concentrati gli elettori che saranno decisivi il 5 novembre. Anche nell’ Europa che si prepara a votare il populismo è la linea rossa che separa i moderati di destra e sinistra dalle derive per cui tifa Putin.
LE FORZE AL LAVORO NEL RIMESCOLAMENTO GLOBALE
Ma l’estremismo politico che torna in Occidente è solo una delle forze al lavoro nel grande rimescolamento geopolitico globale in corso i cui ingredienti sono le tensioni Usa-Cina per il primato economico e tecnologico, con le tensioni collegate che stanno compattando un blocco Giappone-Corea-Taiwan, la competizione per il dominio sul mercato planetario dei chip essenziali per lo sviluppo dell’IA, il tutto condito da una Russia che soffia sul fuoco, dall’Iran a Gaza, con l’aiuto del “presunto” membro della Nato che si chiama Turchia, per aumentare la confusione ed alzare una cortina di nebbia sull’aggressione all’Ucraina…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.