Michaël Vander Elst, Fund Manager EMD di DPAM, analizza le ripercussioni del secondo mandato di Trump, sottolineando l’offerta di un valore interessante in termini di diversificazione e di bassa correlazione
Nel primo mandato di Trump i Mercati Emergenti hanno registrato un rendimento annuo del 3,17% in euro e del 6,47% in dollari mentre l’indice del dollaro è sceso del 10%, il cambio con l’euro è passato da 1,05 a 1,21 e i rendimenti dei Treasury USA sono scesi dal 2,50% all’1,00%. Gli investitori si chiedono se questa volta sarà diverso. I dazi di Trump possono provocare pressioni inflazionistiche, ma l’impatto dipende da diversi fattori e da come i Paesi esportatori rispondono. E se il flusso migratorio viene ridotto, l’inflazione potrebbe anche derivare da un mercato del lavoro più rigido. Il tutto potrebbe influenzare la Fed, che a sua volta influenza gli Emergenti se rafforza il dollaro, creando venti contrari per le loro valute.
AUMENTO DEL DEBITO USA E IMPATTO SUI TASSI
Michaël Vander Elst, Fund Manager EMD di DPAM fa il punto partendo da tassi e debito USA, che verrà aumentato dalla spesa pubblica portando potenzialmente a un incremento strutturale dei tassi americani, la cui correlazione con il debito in valuta locale emergente è minima, mentre un dollaro più forte ha un impatto più pronunciato. Trump vuol ridurre il deficit commerciale e questo richiede un dollaro più debole. Considerando l’attuale forza della valuta USA, l’esperto di DPAM non prevede un rafforzamento strutturale, mentre un dollaro stabile o in indebolimento sarebbe più favorevole alle valute emergenti…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.