Polina Kurdyavko, Head of Emerging Markets, Senior Portfolio Manager di BlueBay, sottolinea problemi meno gravi di altri emergenti e la disponibilità all’engagement per contrastare l’inflazione
Per la Turchia potrebbe essere arrivato il momento del “whatever it takes”, lanciato dall’allora Presidente della Bce Mario Draghi al culmine della crisi del debito sovrano europeo con un effetto taumaturgico per gli investitori. Nel panorama dei Mercati Emergenti, è difficile infatti oggi trovare un Paese in cui le aziende, le banche e i funzionari governativi siano più disposti a impegnarsi con gli investitori. Lo sostiene in un commento Polina Kurdyavko, Head of Emerging Markets, Senior Portfolio Manager, di BlueBay.
ASPETTI POSITIVI, INVESTITORI CAUTI
La Turchia infatti, secondo l’esperta di BlueBay, ha numerosi aspetti positivi, tra cui dinamiche demografiche favorevoli, una posizione strategica che collega Oriente e Occidente, una forza lavoro competente e istruita che sostiene un alto tasso di crescita potenziale, e un peso del debito relativamente basso. Pochi Paesi possono vantare una combinazione così favorevole. Ma la Turchia è anche tra i pochi Paesi Emergenti che gli investitori sottopesano notevolmente, riflettendo il livello di preoccupazione del mercato. Quello che preoccupa gli investitori è un mix di politica monetaria poco ortodosso, con i policymaker riluttanti ad alzare i tassi in risposta all’aumento dell’inflazione fattore chiave che giustifica un atteggiamento cauto…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.