Il ruolo di Delfin, Caltagirone, Banco BPM e quello del governo Meloni, forte del rapporto speciale con Trump: tutti gli intrecci del piano che può portare a Generali e alla nascita di un nuovo polo bancario sulla direttrice Milano-Roma-Trieste
Dal salvataggio di Stato all’assalto a Mediobanca. In pochi mesi la traiettoria della più antica e blasonata banca italiana, ma anche della più colpita da disavventure e scandali veri e presunti nell’ultimo ventennio, ha preso una svolta improvvisa, ma forse non del tutto imprevedibile, dopo che lo scorso novembre il trio Delfin-Caltagirone-Banco BPM aveva guidato la ri-privatizzazione del Monte dei Paschi di Siena con la regia del ministro dell’Economia Giorgetti e la benedizione del governo Meloni. Da ricordare che gli eredi di Del Vecchio e l’immobiliarista ed editore romano presidiano già Mediobanca con quote di quasi il 20% i primi, che ne sono il primo singolo azionista, e con quasi l’8% il secondo, e che di recente Delfin ha quasi triplicato la sua partecipazione in MPS andando a sfiorare il 10%. Da ricordare anche che Mediobanca, Caltagirone e Delfin sono i principali azionisti di Generali, cumulandone circa un terzo del capitale, e che Trieste è un’attenzionata speciale della politica e del governo italiani per il possibile matrimonio con i francesi di Natixis nel risparmio gestito.
I NUOVI PROTAGONISTI, INTESA ALLA FINESTRA, ORCEL MAGO SCOMPOSTO
Mediobanca ha subito bollato come ostile l’offerta a sorpresa di MPS, e non stupisce. A Piazzetta Cuccia da sempre piace controllare, e non essere controllata, come proprio nel caso di Generali, di cui custodisce un prezioso 13% e passa, il che ne fa il primo singolo azionista e ne rappresenta il “vero” valore. A completare il quadro il fatto che Banco BPM, che insieme al Tesoro e all’accoppiata Delfin-Caltagirone, è nella cabina di comando di Siena ma anche sotto Opa da parte dell’Unicredit di Orcel, il “mago” dell’M&A che però negli ultimi tempi si è mosso in modo apparentemente scomposto, andandosi a infilare in un tunnel che sembra senza uscita in Germania con il tentativo di prendersi Commerz, finora poco riuscito. E infine Intesa, che se ne sta alla finestra del risiko, anche perché ha già una presenza esorbitante in Italia. Ma di certo non vede di buon occhio la nascita di un concorrente come un’aggregazione Unicredit-BPM…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.