Neuberger Berman, nelle prospettive settimanali del CIO di Joseph V. Amato, sottolinea che la crisi ucraina amplifica i problemi legati a tassi e inflazione e ricorda gli effetti di lunga durata della crisi arabo-israeliana
Gli investitori sembra stiano tornando a concentrarsi sui timori prebellici legati ai fondamentali, scoprendo però che la guerra in Ucraina non ha fatto altro che amplificarli. Probabilmente l’evento geopolitico che ha più inciso sull’andamento dello S&P 500 è stata la guerra arabo-israeliana del 1973, con le perdite iniziali sono rientrate nel giro di una settimana, ma un anno dopo l’indice era giù del 40% per effetto dell’embargo petrolifero e un’estrema stagflazione. Alla fine, le forze rilevanti per i mercati sono quelle strutturali. La guerra in Europa ha messo in secondo un’inflazione USA al 7,9%, ma ciò che plasmerà i mercati nei prossimi 12-18 mesi saranno gli effetti inflazionistici della guerra e le decisioni di politica monetaria. Prima della guerra la volatilità era causata da inflazione e aumento dei tassi. Ora la volatilità è destinata a perdurare anche dopo che Russia e Ucraina avranno deposto le armi.
GEOPOLITICA STORICAMENTE IGNORATA
Lo sostiene Neuberger Berman nelle prospettive settimanali del CIO firmate da Joseph V. Amato, President and Chief Investment Officer—Equities, secondo cui la volatilità persiste, ma è ora accompagnata da un ritorno alle dinamiche associate ai timori prebellici su inflazione e tassi, con i futures sui Fed Fund che scontano al momento sette rialzi dei tassi nel 2022 e le azioni growth con duration elevata tornate a sottoperformare. Questo ritorno dell’attenzione sui fondamentali, sottolinea Amato, è tutt’altro che inconsueto. Storicamente i mercati hanno spesso ignorato gli eventi geopolitici, e perfino le perdite più elevate all’indomani dell’attacco di Pearl Harbor sono state recuperate in meno di un anno…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.