In vista delle elezioni del 14 maggio, Ronald Schneider (Raiffeisen Capital Management) illustra gli scenari per la Turchia nel caso di affermazione del presidente Recep Tayyip Erdogan o del capo dell’opposizione Kemal Kılıçdaroglu
Le ultime stime dei costi del terremoto che ha scosso la Turchia al confine con la Siria all’inizio di febbraio parlano di beni distrutti pari al 4,5-5% del PIL. Tenendo conto che il 16% della popolazione turca vive nella regione colpita ma che il suo contributo al valore aggiunto domestico è inferiore al 10%, si ipotizza che l’effetto negativo sulla crescita sarà di circa l’1. In tutti i casi ci saranno effetti negativi sul deficit pubblico, sull‘inflazione, che attualmente è sopra il 50%, e sulla bilancia commerciale, dal momento che saranno necessarie molte importazioni di materiali da costruzione, prodotti chimici e una serie di altri beni.
LA LIRA TURCA SEMBRA RELATIVAMENTE STABILE
Nel frattempo, la valuta locale (lira) rimane relativamente stabile. “Ankara ci è riuscita grazie alla fornitura di swap valutari e all’introduzione di depositi di risparmio con copertura valutaria. Tuttavia, questo gioco di equilibri tra l’adesione alla Nato, il ruolo di mediatore nella guerra e la mancata accettazione delle sanzioni comporta anche dei rischi politici. Il mercato dei capitali finora sembra averli trascurati, ma sono latenti e potrebbero mettere rapidamente sotto pressione la lira” fa sapere Ronald Schneider, Head of Bonds, CEE & Global Emerging Markets, Raiffeisen Capital Management…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.