Brasile, Argentina e Perù, sono relativamente poco esposti ai dazi statunitensi, mentre in Cina l’attenzione è sui bond di aziende tech con solide posizioni nette di cassa
Gli ultimi dieci anni sono stati caratterizzati dal dominio dell’eccezionalismo statunitense, da un flusso costante di capitali verso gli Stati Uniti e dal conseguente rafforzamento del dollaro. Un mix di fattori che ha penalizzato i mercati emergenti le cui prospettive sulla crescita economica e sui fondamentali aziendali sono ora però in tendenziale miglioramento. “I nostri economisti prevedono una crescita del PIL delle economie emergenti del 4%, sia per quest’anno che per il prossimo, con un ampliamento del 2,8% del divario rispetto agli Stati Uniti, rispetto all’1,5% del 2024. Nel frattempo, l’inflazione è in costante calo nei Paesi in via di sviluppo, propiziando la possibilità di ulteriori tagli dei tassi d’interesse”, fa sapere Sabrina Jacobs, Senior Client Portfolio Manager di Pictet Asset Management.
PICTET: POSSIBILE INDEBOLIMENTO DEL DOLLARO USA
Per tutte queste ragioni, e per le aspettative di un indebolimento del dollaro, alcuni economisti suggeriscono di aumentare l’allocazione nelle obbligazioni societarie dei mercati emergenti. La cui maggiore resilienza riflette fondamentali più solidi, come ad esempio un indebitamento più gestibile delle aziende dei Paesi in via di sviluppo. “Inoltre, la duration si attesta intorno ai 4-4,5 anni rispetto ai 7 anni delle obbligazioni societarie investment grade statunitensi. Un divario che contribuisce ad ammortizzare eventuali aumenti del “premio a termine” e la sensibilità alle variazioni dei tassi” spiega Jacobs che, tuttavia, suggerisce comunque una buona diversificazione tra Paesi e settori che tenga sempre presente la liquidità…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.