Con la sua Neuralink, l’eccentrico imprenditore ha annunciato il primo impianto in un essere umano. Quali sono i suoi obiettivi? Quali i risvolti immediati e quali quelli a lungo termine?
Come descrivere quel colore? Vien da pensare che ci sia una parola esatta per definirlo, ché abbiamo una parola per tutto, non può non esserci per questo. Eppure non ci viene in mente nulla. L’unica cosa possibile è cercare di descriverlo, e allora sotto ad aggiungere le gradazioni che vediamo: un po’ di viola, un accenno di blu, grigio qb e giusto una puntina di verde. Probabilmente neanche il Signor Pantone riuscirebbe a capire di che parliamo.
Non si può certo definire come “color telescopio elettronico”, eppure è la tonalità che appare spesso nelle immagini colte da questi mirabolanti marchingegni. E a cercare su internet delle immagini delle cellule nervose, ci appaiono proprio con questo colore: forme allungate e sottili, tonde e gibbose, con le quali una sagoma rettangolare e spigolosa cozzerebbe clamorosamente. Qualcosa che apparirebbe subito artificiale. Qualcosa come un chip.
Nel Sunday View di questa settimana prendiamo spunto dall’esperimento di Neuralink e ne analizziamo i risvolti filosofici presenti e futuri.
Scaldate i neuroni: si parte!
CYBER UMANESIMO
Prima i test sugli animali, ora la connessione mente-computer: quel mattacchione di Elon Musk ha combinato un’altra marachella delle sue. Il Gianburrasca dalle mille società ha stupito di nuovo il mondo annunciando il primo impianto cerebrale installato in un cervello umano, capace di connettere i nostri sistemi nervosi con gli algoritmi delle macchine. Stando alle sue parole, l’intervento è andato bene e il paziente ha subito mostrato degli effetti positivi, anche se logicamente bisognerà attendere del tempo per poter valutare l’effettiva riuscita della connessione con un computer…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.