Secondo Julian Beard, Fund Manager di Credit Suisse, la spinta verso la rinazionalizzazione delle produzioni da parte dei Paesi sviluppati può aprire interessanti opportunità di investimento
Con il termine reshoring si intende la tendenza a riportare la produzione nel Paese di origine dell’azienda. Un fenomeno accelerato dalle tensioni geopolitiche (Cina-Usa, guerra in Ucraina) e anche dall’esperienza della pandemia, quando il blocco delle fabbriche cinesi (e non solo) ha provocato una penuria improvvisa di semilavorati e merci in tutto il mondo. Alla luce di questi eventi, i Paesi sviluppati stanno investendo somme ingenti per accorciare le filiere produttive, possibilmente riportando gli impianti in patria. Ciò comporta costi elevati per salari e macchinari, oltre alle difficoltà dovute alla carenza di manodopera. Secondo Julian Beard, Fund Manager di Credit Suisse, questi Paesi dovranno fare un massiccio ricorso all’automazione, con ricadute importanti – in termini di investimenti e opportunità – in particolare su tre settori.
SEMICONDUTTORI
Il primo settore è quello dei semiconduttori, che si presta bene all’utilizzo di apparecchiature complesse e altamente automatizzate. I fattori geopolitici e le chiusure dovute al Covid hanno fatto emergere il valore strategico dell’industria dei semiconduttori, con i governi che hanno varato leggi volte a incoraggiare la produzione interna di chip. È successo, per esempio, negli Stati Uniti con il CHIPS (Creating Helpful Incentives to Produce Semiconductors and Science) del 2022, ideato per aiutare gli Usa a colmare la differenza di costo di produzione rispetto all’Asia e in particolare rispetto alla Cina. Anche l’Unione europea, sottolinea Beard, ha varato iniziative per portare la quota di produzione attuale di chip (9%) al 20% sul mercato globale…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.