A un anno dall’inizio del conflitto in Ucraina sono aumentati a dismisura gli attacchi hacker, anche rivendicati da gruppi filorussi. Si accendono i riflettori sul tema della cybersicurezza
Via terra, via mare, poi via aerea e ora anche via web.
Oggi i conflitti si ‘arricchiscono’ di una nuova dimensione e di nuovi protagonisti. Basti pensare agli hacker, figure inafferrabili e quasi mitologiche che da oltre un anno a questa parte hanno spostato la guerra in Ucraina – e i dissidi tra Russia e Occidente – su un nuovo campo di battaglia, aprendo un fronte importante sul tema della cybersicurezza che forse non è mai stato così caldo come adesso. Lo dimostra il Check Point Research – divisione Threat Intelligence di Check Point Software – che ha calcolato come nel 2022 i cyber attacchi su scala globale siano aumentati del 38% rispetto al 2021, con una media di 1168 a settimana.
Certo il conflitto tra Mosca e Kyiv ha fatto lievitare questi numeri, anche se va detto che non sempre sono legati direttamente alla guerra. Per esempio l’Iran ha dovuto più volte fare i conti con le proteste interne al regime, che hanno portato alcuni gruppi di hacker a invadere la piattaforma dell’Organizzazione dell’Energia Atomica nazionale prima e a interrompere il discorso del presidente Raisi poi. Precedentemente, l’Albania aveva accusato proprio l’Iran di due cyberattacchi ai suoi sistemi tra luglio e settembre, arrivando a interrompere i rapporti diplomatici con Teheran, prima volta per un paese Nato.
Gli equilibri geopolitici ballano sui pixel di un computer, e l’ultimo caso internazionale riguarda proprio i nostri confini. Digitali, s’intende.
MAMMA MIA
Di solito quando si pensa all’Italia il luogo comune vorrebbe richiamare il celebre trittico ‘pizza, pasta e mandolino’. Da questa settimana però dobbiamo andare oltre e ricordarci di aggiungere anche ‘russofoba’…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.