Schroders analizza il quadro globale dopo l’annuncio Usa in un commento di Johanna Kyrklund e George Brown, che spiegano anche il diverso impatto sulle politiche delle banche centrali globali
Trump ha annunciato dazi più alti di quanto si aspettasse Schroders che ha corretto al ribasso le sue previsioni riducendo quelle sul PIL USA di circa l’1% per il 2025. La reazione del resto del mondo ora sarà fondamentale. Ora i Paesi colpiti dovranno decidere se reagire e inasprire la guerra o considerare di ridurre lo squilibrio commerciale con gli USA, con le tempistiche che saranno un elemento importante. Ma Johanna Kyrklund, Group Chief Investment Officer di Schroders, cerca di individuare anche aspetti positivi, osservando che si potrebbe partire dall’approccio USA applicando il principio dell’imposizione del 50%, che ha delineato un quadro chiaro per la negoziazione. Potrebbe sembrare un gioco a incastro, ma almeno stiamo iniziando a capire le regole, secondo Kyrklund, e questo dà ai mercati una base per valutare i rischi.
PIÙ INFLAZIONE USA CON I DAZI MA ANCHE PIÙ TAGLI DELLA FED
George Brown, Economist di Schroders, prevede che i dazi più punitivi del previsto di Trump ne faranno aumentare il tasso effettivo di altri 17,6 punti percentuali, portandolo al 25,3%. Prima di tener conto di ritorsioni, questo potrebbe far salire l’inflazione statunitense del 2% e pesare sulla crescita per lo 0,9%. L’impatto stagflattivo dei dazi pone inoltre la Fed tra l’incudine e il martello, con il rischio in prospettiva di dover effettuare più dei quattro tagli previsti entro il 2026. Per le altre banche centrali, il mix di contromisure dei rispettivi governi complicherà il lavoro, secondo Brown, che si aspetta che Banca d’Inghilterra e BCE si assicurino contro i rischi tagliando ancora i tassi, mentre la Banca del Giappone probabilmente non potrà aumentarli ulteriormente quest’anno…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.