Il Parlamento Ue approva una misura che dal 2028 potrebbe ridefinire la comunicazione dei prodotti plant-based. Impatto diretto su etichette e marketing
Con 355 voti a favore e 247 contrari, il Parlamento europeo ha approvato un emendamento che vieta l’uso di termini tradizionalmente legati alla carne per descrivere prodotti a base vegetale. Si tratta di una svolta per il settore agroalimentare, con l’intento di tutelare la chiarezza per il consumatore e proteggere il comparto zootecnico, ma che sta già sollevando forti polemiche. I termini messi al bando comprendono parole come burger, bistecca, scaloppina e persino tuorlo o albume se utilizzati per alimenti plant-based. Per cui potremmo non poter trovare più al supermercato la salsiccia vegana o la bistecca plant-based. Una decisione che riapre un dibattito acceso da tempo. Se approvata anche da Commissione e Consiglio Ue, la norma potrebbe entrare in vigore nel 2028.
IL NOME BURGER VEG DIVENTA UN CASO
Il burger vegetale diventa quindi simbolo di una disputa culturale, economica e semantica. L’approvazione dell’emendamento segna un cambio di passo rispetto al 2020, quando una proposta simile fu bocciata. Stavolta, il Parlamento ha deciso di inserire il divieto all’interno di un pacchetto normativo più ampio a tutela degli agricoltori europei. Secondo i sostenitori del provvedimento, l’uso di nomi tradizionali della carne per prodotti a base vegetale genera confusione nei consumatori. Al contrario, le organizzazioni del mondo veg sostengono che i termini come “burger vegetale” siano ormai perfettamente riconosciuti dal pubblico come alternativi e non ingannevoli…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.