Analizzando le serie storiche delle recessioni americane dal 1960, Keith Wade (Schroders) ritiene inutile dare false speranze a famiglie e imprese per evitare un’ulteriore cattiva allocazione delle risorse
Cresce la prospettiva di una recessione negli Stati Uniti. A questo proposito vale la pena ricordare che dal 1960 le recessioni americane sono durate di solito tra i 6 e i 18 mesi – la recessione più breve di sempre è stata quella tra febbraio e aprile 2020 – con un calo medio del PIL dell’1,6%, un tasso di disoccupazione in aumento di 2,5 punti percentuali e l’inflazione scesa in media dell’1,5 per cento. Il risultato peggiore in termini di trade-off crescita-inflazione è stato quello della grave stagflazione del 1973-75 quando, nonostante una contrazione del PIL del 3,1%, l’inflazione è aumentata del 2%.
L’ATTERRAGGIO MORBIDO DELLA FED SEMBRA UN MERO DESIDERIO
“In tutti i casi è stato necessario un calo significativo del PIL per ottenere un’importante diminuzione dell’inflazione. Ad esempio, sulla base delle due grandi recessioni, un calo di 6 punti percentuali dell’inflazione ICP dai livelli attuali al 3% richiederebbe un calo del PIL di poco più di 3 punti percentuali, con un il tasso di disoccupazione al 7,5%, in aumento del 4%” fa sapere Keith Wade, Chief Economist & Strategist, Schroders. Secondo il quale, il previsto atterraggio morbido della Fed, in cui la crescita rallenta a poco meno del 2% e l’inflazione scende sotto il 3% nel 2023, sembra un mero desiderio…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.