Candriam, in un’analisi di Florence Pisani e Alix Chosson, sottolinea il ruolo delle banche centrali ma avverte sull’idea ingannevole che la transizione possa essere attuata spingendole ad acquistare debito pubblico
La transizione energetica richiederà un’enorme trasformazione del sistema economico e un cambiamento storico dei modelli di consumo, in particolare nei Paesi avanzati. I costi da sostenere per raggiungere l’obiettivo di emissioni zero sono enormi, l’Agenzia Internazionale dell’Energia stima che gli investimenti globali dovranno triplicare arrivando a 4-5 mila miliardi di dollari l’anno, entro il 2030. Un numero che però impallidisce rispetto a ciò che il mondo è destinato a perdere se non agisce. Secondo un recente sondaggio tra gli economisti, uno scenario “business as usual” comporterebbe una perdita annua del 2,4% del PIL nel 2030 e del 10% nel 2050, quattro volte gli investimenti necessari.
UN MATRIMONIO DI CONVENIENZA?
Florence Pisani, Global Head of Economic Research e Alix Chosson, Lead ESG Analyst for the Environmental Research & Investments di Candriam, sottolineano il ruolo centrale di governi e dei legislatori e ricordano che durante la pandemia i governi europei e la Bce sono riusciti insieme a evitare un collasso. Potrebbe essere un primo passo verso una cooperazione più stretta in futuro? Molti suggeriscono che si possa stringere quasi un matrimonio di convenienza, con la Bce che potrebbe creare un nuovo programma per sostenere la transizione energetica. Non sarebbe in contrasto con i trattati dell’Ue…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.