Lo sottolinea AllianceBernstein in un’analisi preliminare delle implicazioni della guerra commerciale di Eric Winograd, secondo cui l’economia americana è meno sensibile di altre al commercio estero
Dopo le prime scaramucce, sembra che le tensioni commerciali siano destinate a durare a lungo, dopo che Trump ha annunciato i dazi su Canada, Messico e Cina. Al momento non è possibile stabilire con precisione come evolverà la situazione ma le tensioni riguardano i tre maggiori partner commerciali degli USA che insieme rappresentano il 40% circa delle importazioni, oltre 1.000 miliardi di dollari di merci l’anno, e per chi importa beni da questi Paesi il dazio equivale a un’imposta. Questo avrà il probabile effetto di frenare la crescita, sottraendo denaro dalle tasche dei consumatori, ma l’impatto è più difficile da valutare rispetto alle politiche fiscali tradizionali, perché nella maggior parte dei casi il dazio viene pagato dalle imprese alla frontiera, e non direttamente dalle famiglie.
NON ATTESI EFFETTI INFLAZIONISTICI CHE PREOCCUPINO LA FED
AllianceBernstein, in un’analisi preliminare delle implicazioni dei dazi a cura di Eric Winograd, Director Developed Market Economic Research, sottolinea che bisogna quindi stabilire se i maggiori costi delle imprese vengono trasferiti ai consumatori aumentando i prezzi, e in che misura. Winograd ricorda che nella guerra commerciale del 2018 quasi tutti i nuovi dazi si sono tradotti in un aumento dei prezzi al consumo, e prevede che lo stesso accadrà questa volta, ma senza effetti inflazionistici tali da preoccupare la Fed, che si focalizza su pressioni durature e non su aggiustamenti una tantum…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.