Loomis Sayles, affiliata Natixis, ritiene improbabile che gli investitori in asset emergenti possano restare intrappolati in un taper tantrum come nel 2013, causato da un’impennata di inflazione e tassi americani
I tassi reali negli Stati Uniti sono saliti bruscamente da inizio 2021, portando in molti a chiedersi se gli asset emergenti siano vulnerabili a una ripetizione del taper tantrum del 2013, quando la Fed di Bernanke annunciò l’inizio della fine del primo Quantitative Easing. Allora gli emergenti furono una delle maggiori vittime e, a differenza di altri asset a rischio, hanno impiegato molto per riprendersi. Anche se i mercati emergenti restano altamente sensibili alle dinamiche globali, oggi sono in una posizione più forte.
POSIZIONE CICLICA COMPLETAMENTE DIVERSA
Lo sostiene in un commento Gregory Hadjian, Senior Sovereign Analyst Macro Strategies di Loomis Sayles, affiliata di Natixis IM, spiegando che ci sono cinque importanti differenze che suggeriscono una maggior forza degli emergenti rispetto al 2013. La prima è la posizione ciclica delle economie emergenti oggi completamente diversa. Anche prima della pandemia, crescita e inflazione erano ampiamente sottotono, con crescita sotto il potenziale e inflazione limitata in paesi come Brasile, Messico e Sudafrica, mentre nel 2013 diverse economie emergenti mostravano i classici segni di surriscaldamento con crescita eccessiva del credito…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.