Thierry Larose, Portfolio Manager di Vontobel, analizza le sfide che Lula deve affrontare per riportare l’economia brasiliana sui binari della crescita, a partire dall’inflazione e dai rapporti con la banca centrale
Il ritorno di Lula alla presidenza del Brasile ha riportato l’attenzione degli investitori sul mercato azionario del gigante sudamericano. Nonostante le simpatie per leader anti-mercato come Fidel Castro e Hugo Chavez, i precedenti parlano a favore di Lula. Dalla fine del 2002 alla fine del 2010 i titoli azionari brasiliani hanno registrato una crescita del 37% annuo in dollari, di cui il 10% dovuto all’apprezzamento del real brasiliano.
BRASILE 2003: CRESCITA REALE O CIRCOSTANZE FORTUNATE?
A fare il punto sul nuovo mandato presidenziale di Lula è Thierry Larose, Portfolio Manager di Vontobel, che evidenzia come l’ottimo risultato delle azioni brasiliane appena illustrato possa dipendere da alcuni fattori favorevoli. Il primo è la crescita dell’economia cinese, che ha giovato a un esportatore di materie prime come il Brasile. Il secondo è l’effetto base, visto che l’azionario brasiliano era reduce da un periodo molto deludente. Inoltre, commenta l’esperto, se si guarda alla crescita del Pil reale il Brasile, in realtà, ha fatto meglio in quel periodo solo di Sudafrica e Messico, mentre è stato ampiamente superato da altre economie emergenti come l’Indonesia, il Perù, la Polonia, la Russia e l’eterna rivale Argentina…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.