Il bilancio delle rottamazioni fiscali italiane dal 2016 a oggi mostra un contrasto evidente tra aspettative e realtà: lo Stato ha incassato 33 miliardi di euro, ma ha visto sfumare oltre 47 miliardi di promesse mancate. Un risultato che la Corte dei Conti non esita a definire un campanello d’allarme per la credibilità del sistema di riscossione.
Cosa è successo
Secondo i dati aggiornati al 31 dicembre 2024, le quattro edizioni delle rottamazioni fiscali hanno prodotto esiti molto inferiori alle previsioni iniziali. L’obiettivo complessivo era di incassare 111 miliardi, ma i soldi effettivamente entrati nelle casse pubbliche si sono fermati a 33 miliardi.
La più recente, la rottamazione quater lanciata nel 2022, ha portato 12,2 miliardi di versamenti tra 2023 e 2024, superando le attese iniziali. Tuttavia, a fronte di questa entrata, restano 11,2 miliardi di rate non pagate, con la Corte che evidenzia una dinamica ormai ricorrente: molti contribuenti versano solo la prima rata per bloccare la riscossione coattiva e poi smettono di pagare.
Le tre rottamazioni precedenti hanno registrato incassi ancora più deludenti:
- 2016: atteso 19,6 miliardi, entrati solo 9,2.
- 2017 (bis): 9,3 previsti, 3 miliardi effettivi.
- 2018 (ter): 29,3 miliardi stimati, solo 8,5 reali.
Parallelamente cresce anche l’uso delle rateizzazioni fiscali, con 6 milioni di richieste nel 2024 per un carico complessivo di 53,5 miliardi. Sebbene abbiano generato 4,7 miliardi di incassi lo scorso anno (+66,7% su base annua), anche qui la Corte avverte sul rischio di “strumentalizzazioni dilatorie”.
Perché è importante
Il quadro tracciato dagli organismi di controllo appare chiaro: le rottamazioni garantiscono un afflusso iniziale di liquidità, ma lasciano in eredità ampie sacche di crediti inesigibili e un sistema di riscossione percepito come poco rigoroso.
Per il Paese significa non solo minori entrate effettive, ma anche la diffusione di un messaggio potenzialmente dannoso: l’idea che i debiti fiscali possano essere rinviati, rinegoziati o alleggeriti senza reali conseguenze.
La Corte dei Conti invita a un cambio di passo: più rigore normativo, maggiore trasparenza e un rafforzamento delle procedure esecutive, anche con strumenti digitali innovativi. Solo così, sostiene l’analisi, sarà possibile trasformare le sanatorie da occasione mancata a leva di vera sostenibilità per i conti pubblici.
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Foto: Freedomz via Shutterstock