Nel 2023 i consumi delle famiglie italiane hanno mostrato ancora una volta un forte squilibrio territoriale, con Milano e la Lombardia in testa. Lo conferma un’analisi del Centro Studi Tagliacarne-Unioncamere, che mette in evidenza come il Nordovest resti il baricentro della domanda interna, mentre il Sud si trova in una posizione più fragile, con consumi spinti dall’inflazione ma senza reale crescita del potere d’acquisto.
Cosa è successo
Secondo lo studio, la Lombardia pesa per il 20% sulla spesa complessiva nazionale, mentre l’intero Nordovest concentra poco meno di un terzo dei consumi italiani. Milano si conferma la regina: oltre 31mila euro di spesa pro capite, un livello mai raggiunto in altre province. Roma si ferma a 23.500 euro e Torino a 23.124, confermando un distacco netto nella parte alta della classifica.
A livello assoluto la differenza è ancora più evidente: la spesa delle famiglie milanesi ha superato i 100 milioni di euro, circa il doppio rispetto a Torino. Nella composizione dei consumi si segnala la prevalenza dei beni non alimentari, soprattutto servizi, cultura e tempo libero, segnale di redditi mediamente più alti e di un tessuto sociale dinamico.
Il confronto con il 2019 introduce però un ribaltamento: nel Mezzogiorno cresce il peso dei beni alimentari, che hanno superato il 21% della spesa totale in 26 province su 38. Questo riflette redditi inferiori e un impatto più forte dell’inflazione, che ha gonfiato i consumi nominali ma ridotto il potere d’acquisto reale.
Perché è importante
Il quadro che emerge è duplice: da un lato, Milano e il Nordovest trainano settori come commercio, distribuzione e lusso, offrendo flussi di spesa capaci di alimentare crescita e innovazione. Dall’altro, il Sud vede ridursi gli spazi per consumi discrezionali: famiglie già sotto pressione da redditi più bassi sono costrette a destinare una quota maggiore al carrello alimentare, a scapito di beni durevoli o servizi.
Questa tendenza rischia di accentuare gli squilibri territoriali già profondi dell’Italia. Se al Nord i consumi continuano a stimolare lo sviluppo di mercati evoluti e internazionali, al Sud l’aumento nominale potrebbe nascondere un vero e proprio impoverimento strutturale, con conseguenze sulla stabilità economica e sociale del Paese.
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Foto: Natee Meepian via Shutterstock