Il percorso di adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aspettativa di vita torna al centro del dibattito politico ed economico. Dal 2029 l’uscita di vecchiaia scatterà a 67 anni e 6 mesi, salvo interventi legislativi correttivi. Una scadenza che preoccupa intere categorie di lavoratori, in particolare il comparto scuola, già alle prese con carichi crescenti e fenomeni di burnout.
Cosa è successo
L’adeguamento segue il meccanismo già previsto per il 2027, quando l’età salirà a 67 anni e 3 mesi. Per i pensionandi, non si tratta solo di attendere più a lungo: i coefficienti di trasformazione e una carriera contributiva più estesa tenderanno a ridurre il valore netto dell’assegno. Secondo alcune stime, un eventuale blocco dell’aumento del 2027 potrebbe tradursi in una riduzione fino al 9% della pensione futura.
Come incentivo a restare al lavoro, la Legge di Bilancio 2025 consente a chi possiede i requisiti per la pensione anticipata di rimanere in servizio fino ai 70 anni, con un bonus fiscale: i contributi previdenziali a carico del lavoratore sono esclusi dall’IRPEF. Un beneficio immediato in busta paga che, però, rischia di trasformarsi in un assegno pensionistico più leggero alla fine della carriera.
Un segnale positivo arriva invece per i maestri dell’infanzia, il cui lavoro è stato ufficialmente riconosciuto come gravoso: potranno accedere all’APE sociale a 63 anni e 5 mesi con almeno 36 anni di contributi. Rimangono esclusi, al momento, gli insegnanti della primaria.
Perché è importante
Le novità hanno innescato la reazione dei sindacati della scuola. La segretaria Flc-Cgil Manuela Calza ha definito l’aumento dell’età pensionabile una forma di “accanimento” verso i docenti, chiedendo estensioni delle uscite anticipate per ridurre stress e logoramento professionale.
Il nodo resta la sostenibilità del sistema pensionistico, messo alla prova da un’Italia che invecchia, con meno nascite e più pensionati. Le simulazioni confermano un trend in crescita: entro il 2034 l’età di vecchiaia potrebbe salire a 68 anni, avvicinandosi a 70 verso metà secolo.
La sfida per politica e istituzioni sarà trovare un equilibrio tra conti pubblici, demografia e benessere dei lavoratori, trasformando bonus e correttivi in strumenti credibili. Nel frattempo, la scuola diventa il terreno della protesta: difficile parlare di futuro senza calmierare il malessere di chi è chiamato a formarlo.
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Foto: RealPeopleStudio/Shutterstock