La rottamazione quinquies si prepara a diventare uno dei dossier più caldi dell’autunno finanziario italiano. La misura, inserita nel disegno di legge A.S. 1375 e attesa in Legge di Bilancio 2026, promette di rivoluzionare il rapporto tra contribuenti e fisco. Il governo punta infatti a una “pace fiscale” di lungo respiro, capace di garantire flessibilità ai cittadini e, al tempo stesso, maggiori certezze di incasso per lo Stato.
Cosa è successo
Il provvedimento nasce con alcune caratteristiche che segnano una svolta rispetto alle precedenti rottamazioni:
- Piani di pagamento fino a 10 anni, con 120 rate mensili.
- Otto rate saltabili (anche non consecutive) senza perdere i benefici della sanatoria.
- Azzeramento di sanzioni e interessi, con il versamento del solo capitale e dei costi di riscossione.
- Due binari di applicazione: per debiti sopra i 50.000 euro, obbligo di un anticipo del 5% e piani decennali; per mini-debiti fino a 5.000 euro, possibile cancellazione o saldo e stralcio.
La misura include le cartelle affidate alla riscossione tra il 2000 e il 2023, con possibile estensione al 2024. Tuttavia, il perimetro non sarà universale: resteranno esclusi i “rottamatori seriali”, cioè coloro che hanno già aderito alle precedenti edizioni senza completare i versamenti. Per questi contribuenti, l’eventuale adesione sarà subordinata al pagamento delle rate arretrate.
Il calendario politico prevede un autunno di discussione serrata in Senato, con l’obiettivo di far approvare la misura entro fine anno insieme alla nuova manovra di bilancio.
Perché è importante
La rottamazione quinquies è vista come una leva cruciale per ridurre il magazzino di cartelle, che oggi pesa sulle finanze pubbliche con decine di miliardi non riscossi. Con la possibilità di diluire i versamenti in dieci anni, il governo punta a rendere più sostenibile il pagamento e a ridurre il tasso di decadenza, che in passato ha toccato il 60% secondo la Corte dei Conti.
Per le imprese e le famiglie in difficoltà, la possibilità di saltare fino a otto rate rappresenta un margine di sicurezza mai concesso prima. Allo stesso tempo, i piccoli debiti cancellabili alleggerirebbero il carico della riscossione e permetterebbero all’Agenzia delle Entrate di concentrare le risorse sui crediti effettivamente recuperabili.
La misura, però, non è priva di rischi: la sfida sarà evitare che questa ennesima sanatoria venga percepita come un via libera all’evasione, mettendo così in discussione il principio di equità fiscale.
In attesa del verdetto parlamentare, il progetto resta una scommessa ambiziosa: offrire ai contribuenti una reale seconda chance e, al contempo, garantire flussi costanti allo Stato. Sarà la volta buona per una pace fiscale stabile, o soltanto un’altra promessa destinata a svanire?
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Foto: kmpzzz/shutterstock