Nel primo trimestre del 2025 si registra un forte rallentamento nel numero delle pensioni anticipate in Italia, con un calo del 23% rispetto allo stesso periodo del 2024. Il dato evidenzia un irrigidimento del sistema previdenziale, sempre più segnato dalle restrizioni introdotte negli ultimi anni. A essere più colpito è il settore pubblico, che subisce un crollo del 34%, contro il -19% registrato nel settore privato.
Questo scenario riflette una crescente difficoltà per molti lavoratori, soprattutto donne, nell’accesso alla pensione anticipata. Le riforme recenti, improntate a una linea di maggiore rigore, stanno infatti penalizzando in particolare le categorie con carriere lavorative più fragili e discontinue. La legge Fornero torna ad essere il riferimento dominante, in contrasto con le promesse di maggiore flessibilità.
Cosa è successo
Nel dettaglio, le pensioni anticipate erogate nel primo trimestre 2025 sono state 54mila, in netta diminuzione rispetto all’anno precedente. La contrazione più forte riguarda i dipendenti pubblici, mentre anche il settore privato subisce una significativa riduzione. Il trend conferma l’impatto delle politiche restrittive adottate dal governo.
Secondo l’Inps, nel periodo analizzato sono state liquidate 194.582 pensioni complessive, con un importo medio mensile pari a 1.237 euro, in leggero aumento. Tuttavia, permane un divario di genere marcato: gli uomini percepiscono in media 1.486 euro al mese, le donne solo 1.011 euro, con una differenza del 32%.
Le donne risultano le più penalizzate: da un lato, hanno maggiore difficoltà ad accedere al pensionamento anticipato; dall’altro, ricevono assegni nettamente inferiori. La causa principale è l’assenza di strumenti efficaci che tengano conto di carriere frammentate e della minore partecipazione al mercato del lavoro.
Perché è importante
Le misure introdotte, sebbene giustificate da esigenze di sostenibilità finanziaria, stanno generando effetti collaterali significativi in termini di equità sociale. Il ministro Giorgetti ha rivendicato i benefici economici, come il miglioramento del rating del debito, ma a discapito della coesione sociale.
La penalizzazione delle donne nel sistema previdenziale rappresenta una criticità strutturale che richiede un intervento urgente. È necessario ripensare le regole per assicurare maggiore inclusività e un trattamento equo, indipendentemente dal genere e dal tipo di carriera lavorativa.
In prospettiva, l’Italia ha bisogno di una riforma organica del sistema pensionistico, capace di coniugare rigore contabile e giustizia sociale, valorizzando i percorsi atipici e garantendo una maggiore flessibilità in uscita dal mondo del lavoro.
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