Quando si parte per l’estero, l’uso della carta di pagamento sembra la soluzione più comoda, ma può rivelarsi insidioso se non si conoscono i dettagli delle commissioni applicate. Tra maggiorazioni sui tassi di cambio, costi fissi per i prelievi e differenze tra i vari tipi di carte, i viaggiatori rischiano di incorrere in spese impreviste. Una buona informazione prima della partenza può fare la differenza.
Cosa è successo
Le commissioni per pagamenti in valuta estera rappresentano il primo scoglio per chi viaggia. In media, gli istituti applicano un sovrapprezzo dell’1,75% sul tasso di cambio, ma non mancano realtà che arrivano oltre il 3%. Alcune banche offrono condizioni più favorevoli, azzerando le commissioni entro determinati limiti o in base alla valuta utilizzata.
Anche la tipologia di carta influisce notevolmente sui costi. Le carte prepagate offrono in genere le condizioni migliori (1,66% di commissione media), seguite da quelle di debito (1,73%) e di credito (1,83%). Tuttavia, esistono soluzioni come N26 You e Revolut Premium che offrono tassi più vantaggiosi o assenza totale di commissioni.
Il vero punto dolente resta però il prelievo di contanti all’estero. Le spese possono arrivare fino a 8 euro per un prelievo da 100 euro, sommando commissioni fisse (tra 2 e 5 euro) e variabili (fino al 3%). Meglio preferire pagamenti in valuta locale e controllare i tassi ufficiali Visa o Mastercard.
Perché è importante
Conoscere in anticipo le condizioni contrattuali della propria carta permette di evitare brutte sorprese durante il viaggio. Le differenze tra un prodotto bancario e l’altro possono incidere notevolmente sulle spese complessive.
Operatori digitali come Revolut e N26 offrono alternative trasparenti e spesso più economiche rispetto agli istituti tradizionali, specialmente per chi viaggia frequentemente.
Infine, una strategia di spesa consapevole, che privilegi pagamenti elettronici in valuta locale e riduca i prelievi, aiuta a contenere i costi e a viaggiare con più serenità.
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