Nel 2024 il furto d’auto in Italia ha subito un’impennata che suona come un campanello d’allarme per tutti: oltre 136.000 veicoli sottratti, con un incremento del 3% rispetto all’anno precedente. Non si tratta solo di numeri. Dietro ogni cifra c’è un cittadino sorpreso, una famiglia colpita, un’impresa danneggiata. La Fiat Panda si conferma, ancora una volta, come la più ambita dai ladri — ma non è sola in questa inquietante classifica.
Cosa è successo
La Fiat Panda domina la “lista nera”, con 13.311 esemplari rubati in un solo anno. Ma accanto alla compatta di casa Fiat, compaiono anche SUV molto diffusi come la Jeep Renegade e la Fiat 500X, bersagli preferiti per la loro ampia diffusione e rivendibilità.
Il fenomeno ha una forte connotazione geografica: Campania, Lazio, Sicilia, Puglia e Lombardia rappresentano quasi l’80% dei furti registrati. In queste regioni, i colpi non sono solo più frequenti — sono anche più “intelligenti”.
I ladri moderni non usano più solo grimaldelli e cacciaviti. La tecnologia è l’arma del crimine organizzato, con dispositivi capaci di eludere i sistemi antifurto più comuni, soprattutto quelli delle auto con chiavi contactless. Basta un click… e l’auto sparisce.
Tra le tendenze più inquietanti, spicca il boom dei furti di veicoli commerciali, cresciuti addirittura del 112% rispetto all’anno precedente. I modelli Iveco risultano particolarmente vulnerabili, diventando un facile bersaglio per chi cerca mezzi da rivendere o smontare.
Il danno si estende oltre la perdita materiale: le assicurazioni alzano i premi, il mercato dei ricambi viene inquinato da componenti rubate, e i piccoli trasportatori — spesso con un solo furgone — vedono andare in fumo intere settimane di lavoro.
Perché è importante
Questi dati non fotografano solo un’emergenza criminale: raccontano una fragilità strutturale del sistema di tutela e sicurezza. E mostrano quanto i ladri sappiano adattarsi meglio — e più in fretta — di chi dovrebbe fermarli.
Le tecnologie antifurto tradizionali non bastano più. Servono soluzioni coordinate e intelligenti: dalla produzione di auto già dotate di sistemi avanzati, a un maggior coinvolgimento delle assicurazioni nella prevenzione, fino a una rete di forze dell’ordine più interconnessa e capillare.
Un altro fronte cruciale è quello normativo. Oggi il commercio di ricambi usati è ancora troppo poco controllato, diventando il canale preferito per i componenti rubati. Rafforzare le regole, tracciabilità compresa, è fondamentale per spezzare questo ciclo vizioso.
In ultima istanza, è in gioco qualcosa di più profondo della sicurezza stradale. È in gioco la fiducia quotidiana: nella propria auto, nella capacità dello Stato di proteggere i beni e nel diritto a lavorare senza timori. Per questo, invertire questa tendenza non è solo un obiettivo statistico — è una priorità sociale.
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Foto: Johnathan Weiss/Shutterstock