Per molti italiani, il riscatto della laurea rappresenta la chiave per guadagnare anni preziosi e anticipare l’uscita dal lavoro. Ma come ogni scorciatoia, anche questa ha i suoi inganni. L’età in cui si è iniziato a lavorare, la continuità della carriera e la data di ingresso nel mondo del lavoro possono ribaltare i calcoli e trasformare il vantaggio in un’illusione. Facciamo ordine tra regole, rischi e opportunità.
Cosa è successo
Secondo un’analisi del Corriere della Sera, il riscatto di una laurea quinquennale può anticipare la pensione anche di oltre cinque anni — ma non è sempre così. In alcuni casi l’anticipo si riduce a due o tre anni, mentre in altri… non cambia nulla o addirittura peggiora la situazione. Una scelta che dovrebbe essere vantaggiosa, può trasformarsi in un freno.
Il fulcro del ragionamento ruota intorno alla cosiddetta pensione anticipata contributiva, riservata a chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996. Per accedervi a 64 anni (invece dei canonici 67), è necessario raggiungere 20 anni di contributi e una pensione almeno tre volte superiore all’assegno sociale (che salirà a 3,2 volte dal 2030).
Non tutti però riescono a raggiungere questi requisiti. Chi ha iniziato a lavorare a 24 anni può trarne un vantaggio concreto; chi ha cominciato a 27 anni avrà effetti minimi; e chi ha cominciato dopo i 30 anni, molto probabilmente, non vedrà alcun anticipo.
Il rischio maggiore? Paradossalmente, può toccare chi ha anche un solo mese di studio prima del 1996. In questo caso, riscattare la laurea significa passare sotto il vecchio sistema previdenziale, perdendo il diritto alla pensione anticipata a 64 anni. Risultato: si finisce per lavorare due o tre anni in più.
Perché è importante
Chi pensa al riscatto come a un investimento previdenziale deve considerare le molteplici variabili in gioco. L’Inps mette a disposizione un simulatore online e sportelli fisici per aiutare i lavoratori a valutare i propri casi. Inoltre, patronati e consulenti previdenziali possono offrire orientamento personalizzato.
Esiste anche l’opzione della pace contributiva, disponibile fino al 31 dicembre 2025, che permette di riscattare periodi scoperti di contribuzione — per esempio tra un lavoro e l’altro — pagando in base al reddito. Questa modalità, deducibile fiscalmente e rateizzabile in dieci anni, è rivolta a chi ha iniziato a versare contributi solo dopo il 1996, inclusi gli anni di università.
La decisione di riscattare la laurea, quindi, non è mai standard. È un puzzle che cambia a seconda della storia lavorativa, dell’età, e persino di un singolo mese. Scegliere senza un’analisi accurata può trasformare una spesa in un peso. La pensione anticipata è un obiettivo, sì, ma non a tutti lo stesso sentiero conduce prima al traguardo.
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Foto: Ralf Geithe via Shutterstock