Negli ultimi mesi, SPID è finito al centro di una preoccupante escalation di truffe informatiche che stanno mettendo in allarme cittadini e istituzioni. I cybercriminali affinano tecniche sempre più sofisticate per sottrarre dati sensibili e, con essi, identità digitali e rimborsi fiscali. In particolare, il portale dell’Agenzia delle Entrate è diventato uno dei punti più vulnerabili, permettendo la modifica dell’IBAN da parte di soggetti non autorizzati.
Il rischio? Vedersi prosciugare il conto in pochi clic!
Cosa è successo
I recenti attacchi hanno evidenziato una tecnica ormai collaudata: attraverso il furto di dati personali e documenti, i truffatori riescono ad accedere al Cassetto Fiscale delle vittime. Una volta dentro, modificano l’IBAN associato ai rimborsi fiscali e dirottano le somme su conti correnti fantasma. Il danno, spesso, viene scoperto solo quando il rimborso atteso non arriva.
Secondo Ivano Giacomelli dell’associazione Codici, queste truffe stanno assumendo proporzioni allarmanti. Il sistema SPID, seppur pensato per rafforzare la sicurezza, si è rivelato vulnerabile proprio nei suoi punti di accesso più sensibili. A farne le spese sono soprattutto pensionati e lavoratori dipendenti, ignari che i loro stipendi possano essere reindirizzati altrove.
La debolezza non è solo tecnologica, ma anche culturale: molti utenti non sono sufficientemente preparati a riconoscere segnali di pericolo. SPID, strumento chiave nella digitalizzazione dei servizi pubblici, si sta trasformando nel punto d’ingresso preferito per attività illecite, rendendo indispensabile un cambio di passo nelle strategie di protezione.
Perché è importante
La crescente sofisticazione degli attacchi impone un adeguamento delle misure di sicurezza da parte dei provider SPID e delle istituzioni. Tecnologie di autenticazione avanzata e sistemi di allerta immediata sono ormai indispensabili per prevenire accessi non autorizzati.
Oltre alla tecnologia, serve una maggiore consapevolezza da parte degli utenti: l’autenticazione a due fattori, il rinnovo frequente delle password e la prudenza nella condivisione di documenti sono comportamenti che possono fare la differenza. La prevenzione inizia dalla responsabilizzazione dell’individuo.
Infine, è cruciale che l’Agenzia delle Entrate e i fornitori di servizi digitali collaborino attivamente per rafforzare il sistema. Solo un approccio integrato tra sicurezza informatica, educazione digitale e intervento istituzionale potrà garantire un ambiente online davvero protetto.
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Foto: ozrimoz/shutterstock