Milano apre con il sorriso e si allinea al vento favorevole che soffia dalle Borse asiatiche. Nella prima mezz’ora di contrattazioni, Piazza Affari si muove con tono deciso, trainata da UniCredit e Stellantis. Ma non tutti partecipano alla festa: BancoBPM e STM arrancano, segnalando una giornata a doppia velocità.
Cosa è successo
Alle ore 09.15, il FTSEMib guadagna l’1,13%, superando i 40.600 punti, mentre l’intero listino italiano — dal Mid Cap allo Star — si tinge di verde. Anche il resto d’Europa segue la scia positiva, in sintonia con le buone notizie arrivate da Tokyo, dove il Nikkei ha registrato un balzo del 3,51% dopo un accordo commerciale tra Stati Uniti e Giappone.
UniCredit si mette in luce con un rialzo del 2,96%, toccando quota 59,8 euro. A fare da propulsore sono i conti del secondo trimestre, superiori alle attese, e la decisione della banca guidata da Andrea Orcel di ritirare l’offerta su BancoBPM per mancata autorizzazione Golden Power.
Non è una giornata da incorniciare per BancoBPM, che scivola del 3,79% a 9,934 euro. Lo stop all’OPA pesa sul titolo, che sconta anche la fine di una potenziale integrazione con UniCredit.
Tra i migliori c’è Stellantis, che decolla del 5,25% a 8,295 euro. Il gruppo automobilistico beneficia dell’entusiasmo per l’accordo USA-Giappone, che alimenta l’ottimismo sull’export globale del settore.
Perché è importante
Le mosse di UniCredit hanno colto di sorpresa molti osservatori. L’annuncio del ritiro dell’OPA su BancoBPM, unita alla revisione al rialzo delle stime e della politica dei dividendi, cambia il quadro per gli investitori. La banca segnala una strategia autonoma e più ambiziosa, il che spiega la reazione entusiasta del mercato.
La debolezza di BancoBPM, d’altro canto, riflette l’inatteso stop a una possibile fusione, che molti consideravano un volano per la crescita. L’incertezza sul futuro del gruppo e il mancato effetto sinergico con UniCredit pesano sull’umore degli investitori.
La corsa di Stellantis, infine, non è un evento isolato: la reazione positiva coinvolge diverse case automobilistiche europee. Il mercato interpreta l’accordo USA-Giappone come un segnale distensivo nei rapporti commerciali globali, aprendo nuove prospettive per l’export industriale.
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