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    Finanza italiana: come cambiano gli equilibri dopo il “no” a Nagel

    Benzinga NeuroBy Benzinga Neuro21/08/2025 Azioni 3 min. di lettura
    Finanza italiana: come cambiano gli equilibri dopo il “no” a Nagel
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    Il no dell’assemblea di Mediobanca all’Ops proposta dall’ad Alberto Nagel segna uno spartiacque per la finanza italiana. La bocciatura del progetto di acquisizione di Banca Generali, basato sul pacchetto del 13,2% di Generali in possesso di Piazzetta Cuccia, ridisegna non solo il futuro dell’istituto, ma anche i rapporti di forza tra Mps, Delfin e Caltagirone, con il governo italiano pronto a giocare il ruolo di arbitro.

    Cosa è successo

    Oggi 21 agosto, l’assemblea straordinaria di Mediobanca ha respinto il piano di Nagel: i voti favorevoli si sono fermati al 35% del capitale sociale, lontani dalla soglia necessaria. Circa il 32% degli azionisti ha scelto l’astensione, tra cui Delfin (20%) e diverse casse previdenziali, mentre il gruppo Caltagirone ha votato contro.

    Il progetto di Nagel puntava a rafforzare il wealth management e a rendere Mediobanca meno vulnerabile all’assalto di Mps, che lo scorso 14 luglio ha lanciato la sua Ops sull’istituto con l’appoggio proprio di Delfin e Caltagirone. Dopo il no, l’operazione Mediobanca–Banca Generali è stata dichiarata decaduta, spianando la strada ai piani del ceo di Mps, Luigi Lovaglio.

    Ora, lo scenario guarda all’8 settembre, data di chiusura dell’offerta di Siena: ad oggi hanno già aderito il 19,4% degli azionisti, segnale che l’operazione sta guadagnando consenso.

    Perché è importante

    Il risultato dell’assemblea non è solo la sconfitta di un progetto, ma l’inizio di una nuova fase nella geografia del potere finanziario italiano. Mediobanca ha perso l’occasione di blindarsi, mentre Mps, Delfin e Caltagirone si trovano a un passo dal rafforzare la propria presa.

    Il vero obiettivo resta Generali, colosso assicurativo con 650 miliardi di asset gestiti e una governance da tempo contesa. Se Mps riuscirà a conquistare Mediobanca, il pacchetto del 13,2% in Generali sposterà inevitabilmente gli equilibri, rimettendo in discussione la leadership dell’ad Philippe Donnet, già contrastato da Caltagirone e Delfin.

    Per il governo, invece, lo scenario rappresenta l’opportunità di favorire la nascita di un “terzo polo bancario italiano”, con Mps, Mediobanca e in prospettiva Banco Bpm, da contrapporre a Intesa Sanpaolo e Unicredit.

    In sintesi, dopo il voto di oggi, la mappa della finanza italiana non è più la stessa: il risiko entra nella sua fase decisiva e gli equilibri storici attorno a Mediobanca e Generali potrebbero cambiare per sempre.

    Potrebbe interessarti: Gli azionisti bocciano l’Ops su Banca Generali: cosa cambia ora?


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