Un’alleanza strategica tra Iren e la Egyptian Electronics Recycling Co. (EERC) apre un nuovo fronte per l’economia circolare: l’Egitto. Il protocollo d’intesa punta a esportare la tecnologia italiana per il recupero di metalli preziosi da rifiuti elettronici, replicando l’esperienza dell’impianto toscano di Terranuova Bracciolini. Un passo simbolico e concreto allo stesso tempo, che unisce il know-how ambientale di Iren con le esigenze urgenti di uno dei Paesi africani più esposti al boom dei RAEE.
Cosa è successo
Il Gruppo Iren ha siglato un accordo con EERC per valutare la costruzione di impianti per il recupero di materie prime critiche in Egitto, sfruttando la stessa tecnologia già attiva in Toscana. Si tratta di un impianto modulare che utilizza un processo idrometallurgico a basse emissioni di carbonio, in grado di estrarre oro, argento, rame e altri metalli dai componenti elettronici dismessi.
L’Egitto produce oltre 700.000 tonnellate di rifiuti elettronici l’anno, il dato più alto dell’intero continente africano. Un’enorme riserva di risorse preziose, che però oggi viene sfruttata solo in minima parte. Il progetto mira a trasformare un problema ambientale in un’opportunità economica e strategica.
L’impianto di riferimento, inaugurato da Iren ad Arezzo, rappresenta un’eccellenza europea nel settore. È pensato per essere replicabile: modulare, scalabile, e poco impattante. E ora il suo primo “clone” potrebbe sorgere vicino al Nilo.
“Con questo accordo – ha spiegato il presidente di Iren, Luca Dal Fabbro – vogliamo diffondere tecnologie italiane avanzate in aree che ne hanno maggior bisogno, come le grandi città africane. È un esempio concreto di cooperazione industriale e ambientale, perfettamente in linea con il Piano Mattei e le direttive UE”.
Perché è importante
Dietro questo protocollo c’è una visione: la sostenibilità come ponte geopolitico. Il riferimento al Piano Mattei non è casuale. In un’epoca in cui l’accesso alle materie prime critiche è un tema di sicurezza economica, collaborare con Paesi partner per sviluppare filiere locali del riciclo diventa una leva strategica, non solo ecologica.
Il progetto valorizza anche un altro aspetto spesso trascurato: la dignità del rifiuto elettronico. In molte aree del mondo, questi materiali finiscono nelle discariche o alimentano filiere informali pericolose per l’uomo e l’ambiente. Portare tecnologie sicure e certificate in Egitto riduce i rischi e aumenta il valore locale, creando occupazione qualificata.
Infine, il protocollo conferma la vocazione internazionale di Iren. Dopo anni concentrati sul territorio italiano, l’azienda apre ora una finestra sul Sud globale con una proposta che unisce impatto ambientale e innovazione tecnologica. Non è solo una scelta industriale, ma anche un segnale culturale: l’Italia può essere leader nel riuso intelligente, anche fuori dai suoi confini.
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